Chiunque mi conosca sa che ho un debole per gli interventi che riescono a ridare impulso ad uno spazio moribondo valorizzandone al contempo il passato. Non è un caso che uno dei miei progetti a cui sono più affezionato rimanga quello di Métamorphose: il Temporary Show messo in scena per Novoceram in un albergo abbandonato del sud della Francia, trasformato per una sola settimana in una duplice scenografia, con cui ho voluto anticipare qualche scorcio del suo possibile futuro, lasciando però intatti tutti i segni – belli e brutti – del suo glorioso passato.
Se poi lo spazio a cui applicare questo approccio è una toilette pubblica nel quartire a luci rosse di La Valletta (Malta) allora la faccenda diventa veramente stuzzicante, specialmente quando l’intento consiste nel raddoppiarne la funzione ambientando nei suoi locali un’inattesa esposizione d’arte.
E’ questa la brillante intuizione dell’architetto maltese Chris Briffa che nelle toilettes di Strait Street immortalate in queste immagini ha dato corpo al primo di una serie di 5 lungimiranti progetti ispirati al medesimo concetto: aprire all’arte uno spazio meramente funzionale, come le toilette pubbliche, che siamo abituati a pensare come luogo di rapido transito piuttosto che teatro di inattese scoperte culturali.
Oltre a svolgere la sua consueta funzione, l’edificio di Strait Street presenta oggi due ambienti supplementari adibiti a spazi espositivi, come la scenografica entrata al piano terra dominata da un’opera dell’artista Norbert Attard “I Love Tracy Emin” in lettere al neon rosso, che simboleggia la passata vocazione notturna della strada, nota un tempo soprattutto per l’alta concentrazione di bar e locali.
La vetrina anticipa la duplice funzione dello spazio pubblico grazie a “V”: una controversa installazione del medesimo artista, ispirata all’omonimo racconto di Thomas Pynchon, ambientato in parte proprio in questa via, e che insieme all’altra opera continua a citare garbatamente la passata vocazione a luce rosse dell’area che ospita le toilette.
Naturalmente non tutti hanno gradito l’idea, e su internet pullulano commenti di ogni tipo: dall’imbarazzo di genitori di bambini altamente scandalizzabili scossi per il linguaggio osceno dell’opera in vetrina, fino al disappunto di chi ritiene che la scelta di un addetto di colore per la vigilanza dello spazio dimostri solo il razzismo dell’amministrazione locale.
Decisamente non mi troverete tra coloro che hanno sottoscritto queste obiezioni: il mio unico commento sarebbe semmai “La Toilette est morte, vive la Toilette!”.
Per saperne di più:
-
il sito ufficiale di Chris Briffa dove ho trovato le immagini dell’articolo
-
un articolo di Sumit Singhal che anticipa i rendering dei successivi interventi previsti nell’ambito del progetto di riqualificazione delle toilettes di Malta
Lascia un commento