Volevo iniziare l’anno nuovo con un vero gioiello, e penso proprio di averlo trovato. Sono le opere di David Gremard Romero, classe 1975, artista messicano che vive e lavora a San Francisco. Mi ha conquistato per la sua capacità di muoversi nel tempo legando retaggi lontani e stimoli ipercontemporanei in un algoritmo decisamente personale. Nelle sue opere, l’arcana iconografia delle maschere azteche viene sovrapposta a quella del Lucha Libre (il wrestling messicano, con i suoi rituali e le sue complesse simbologie), ma riesce anche ad intrecciare l’estetica fumettistica dei supereroi degli anni ’70 con una visione secentesca della luce e un senso figurativo della scena di radici inconfondibilmente classiche.
Come dichiara lo stesso artista, il suo primo obiettivo consiste nel riproporre la pratica degli antichi maestri, in particolare quelli dei periodi barocco e rococò: “la loro perfezione di mestiere, la loro esplorazione delle modalità narrative e il loro collegamento esplicito con la storia e la politica sono una fonte continua di fascino e ispirazione per il mio lavoro”, afferma David Gremard Romero, che nelle vibrazioni del proprio immaginario, in bilico tra erotismo ed ironia, ammette di voler giocare con le relazioni nascoste tra arte classica e cultura corrente, rivelandone la continuità.
Il lavoro di David Gremard Romero non si limita però alla sola pittura, ad olio, pastello e acquerello: i suoi temi si distribuiscono con curiosità su forme espressive più sperimentali, come la ceramica e l’arte tessile che nelle sue mani diventano affilati strumenti di sutura tra le culture e le ideologie dell’epoca coloniale e quelle del nuovo mondo.
Come sempre, dell’arte, mi piace soprattutto la libertà di lettura lasciata allo spettatore, che può scegliere tra infiniti livelli interpretativi quello che meglio riesce a toccare il proprio sentire. Quello a cui mi fermo io (che non conosco così a fondo la storia del Messico per afferrare completamente i rimandi politici e culturali pre e post colombiani di David Gremard Romero) è quello della bellezza universale dei costumi e delle maschere dei Luchador, trattati come tele vuote su cui può essere descritta, e ricomposta, la storia di tutti i conflitti, decifrandola in una tavolozza ordinata di concetti e figure mitologiche, capaci di suggerire istintivamente a chiunque quella continuità di tempo che voleva raccontarci.
Per saperne di più:
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La presentazione di una mostra dell’artista alla Galleria Magrorocca di Milano
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