31
dicembre 2015

IL MONDO DI NIKI DE SAINT PHALLE

ovvero: come un pomeriggio al Giardino dei Tarocchi mi abbia aperto le porte del mondo rotondo e profondo di un'Artista piena di volontà e temperanza
Posted by il 31 dicembre 2015

C’è un momento sacro per me, alla fine di ogni dicembre: quello in cui ripercorro le Scoperte e gli Incontri più significative dell’anno che sta per finire. Oggi, ripensando alle Esperienze più stimolanti e sorprendenti del 2015, mi accorgo che quella che penso porterò più a lungo nel cuore è stata una passeggiata nel Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle a Garavicchio (GR), che mi ha permesso di immergermi nel mondo di un’artista fuori dall’ordinario e di approfondire, nei suoi diari e nelle sue interviste, la sua vita straordinaria e le sue opere monumentali.

L'opera monumentale "L'Impiaccato" di Niki De Saint Phalle al Giardino dei Tarocchi - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

NIKI DE SAINT PHALLE

Autodidatta, iconoclasta, esuberante Niki de Saint Phalle (al secolo Catherine Marie-Agnès de Saint Phalle) è stata una poliedrica artista franco-statunitense vissuta tra il 1930 e il 2002. Se anche voi, come a me, avete un debole per le donne che non si accontentano di essere soltanto belle, allora non potrete non rimanere affascinati dalla sua personalità e dalla sua storia. Nata a Neuilly-sur-Seine, in Francia, da un’attrice statunitense e un banchiere francese, Niki si trasferisce a New York nel 1937 dopo che la crisi del 1929 aveva portato un grave dissesto all’attività finanziaria della famiglia. Qui inizia i suoi studi, tra scuole cattoliche dalle quali il suo carattere ribelle la porta ad essere espulsa e lunghe parentesi durante le vacanze estive presso i nonni al castello Filerval in Francia.

Un ritratto di Niki de Saint Phalle tra le sue opere - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

Niki de Saint Phalle – Photo credits: Rex Features

Dal 1948 Niki si avvicina all’arte in modo ancora confuso e inconsapevole intrecciando le sue prime esperienze creative nell’ambito della letteratura, del teatro e del cinema con una precoce carriera di fotomodella per Vogue e Life: una delle sue rare concessioni a un ruolo femminile tradizionale. Nel 1950 sposa lo scrittore Harry Mathews, amico d’infanzia, da cui avrà due figli, Laura (1951) e Philip (1954) e con cui si trasferirà a Parigi. E’ in questi anni che Niki comincia a dipingere, ma anche a riconoscere nella sua esistenza borghese quel modello da cui voleva emanciparsi. Insoddisfatta, inquieta, comincia a soffrire di disturbi depressivi che la costringeranno ad un lungo ricovero ospedaliero a Nizza durante il quale verrà sottoposta a diversi elettrochoc. Come spesso accade però lungo tutto il corso della sua storia, questo momento difficile le aprirà le porte di un destino più luminoso: è durante questo periodo che scopre definitivamente nella pittura la sua terapia e decide di dedicarvisi completamente.

1956-65 GLI ESORDI DI NIKI DE SAINT PHALLE: I “TIRI”

La sua prima mostra personale ha luogo nel 1956 a St. Gallen, in Svizzera. E’ qui che conosce lo scultore svizzero Jean Tinguely: è l’inizio di un sodalizio personale e artistico che li accompagnerà fino alla sua scomparsa nel 1991, che ci ha lasciato opere che senza dubbio nessuno dei due avrebbe potuto concepire singolarmente. Nel 1960 Niki si separa dal marito e condivide con Jean uno studio a Parigi. Nel primi anni sessanta realizza i suoi “Tiri” (Tirs o Shooting Paintings): performance durante le quali il pubblico o l’artista stessa sparano con la carabina su strutture di gesso e altri materiali, che inglobano sacchetti colmi di colore che, colpiti dagli spari, esplodono. Sparare è un gesto cui l’artista attribuiva una funzione terapeutica. Farne l’origine di un atto artistico diventa un’alternativa all’azione distruttiva delle armi e un’esplicita vendetta nei confronti del padre, accusato dalla De Saint Phalle di aver tentato di abusare di lei all’età di undici anni, come rivelerà nel 1964 nel proprio libro “Mon secret“.
In questi anni Niki entra a far parte, unica donna, del gruppo dei Nouveaux Réalistes, al cui manifesto aveva già aderito anche Jean Tinguely e che comprendeva, tra gli altri, artisti del calibro di Gérard Deschamps, César, Mimmo Rotella, Christo et Yves Klein.

1965-1969 LE NANAS E LE PRIME OPERE MONUMENTALI

La vera svolta nella sua carriera artistica arriva però con l’esplorazione, iniziata nel 1965, della rappresentazione femminile. Le sue prime opere di questo tipo rappresentano principalmente donne composte di oggetti di scarto, feti di celluloide, pistole e fucili, ad esprimere la sofferenza della propria posizione nella società. Col tempo il tema della donna prende una direzione completamente opposta nell’iconografia di Niki de Saint Phalle, e inizia a mostrare ciò che le donne dovranno diventare, sbocciando in un’esuberante joie de vivre che diventerà una delle sue cifre stilistiche definitive.
Questa prospettiva ottimistica la porta a realizzare delle figure muliebri danzanti, a grandezza naturale, dee giunoniche, espressione istintiva di una vitalità femminile aracaica e contemporanea insieme: sono le celebri “Nanas” (termine che nello slang francese significa ragazze) che col tempo assumeranno il ruolo di elementi caratterizzanti dell’opera di Niki de Saint Phalle. “Le Nana simboleggiano per me le donne libere, serene, sicure di sé: sono donne che hanno conquistato il proprio potere… ma anche il lato femminile di ognuno di noi, donna o uomo” afferma Niki nel 1966.

Niki de Saint Phalle ritratta tra le sue Nana nel 1965 - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

E’ grazie alle Nana che Niki approccia per la prima volta la scala monumentale delle sue opere: nel 1966, per il Moderna Museet di Stoccolma, con il supporto di Jean Tinguely e di Per Olof Ultvedt, realizza Hon/Elle, una gigantesca opera effimera, un Nana incinta di 28 metri di lunghezza, 6 metri di altezza e 9 metri di larghezza. Una vera dea della fecondità, stesa sul dorso come in procinto di partorire, al cui interno i visitatori possono accedere dalla vagina. Nel seno sinistro ospita un piccolo planetario mentre in quello destro ospita un bar, e ancora, sempre all’interno del suo corpo, un cinema e una mostra di quadri falsi. Un’opera affascinante che ho scoperto qualche anno fa tra le scenografie del film “Femina Ridens” di Piero Schivazappa del 1969 in cui l’esplicito significato sessuale dell’opera diventa metafora del gioco di forza tra i sessi espresso dai due protagonisti del film. Un’opera talmente scandalosa, per i tempi, da doverla mascherare dietro schermi giganti durante le sei settimane di costruzione, per evitare che le autorità, scoprendone le forme, potessero decidere di impedire l’apertura dell’esposizione.
L’idea dell’opera pubblica, destinata ad essere vissuta dal pubblico, continua con la collaborazione al Paradiso Fantastico, un gruppo di nove sculture realizzate insieme a Jean Tinguely per l’Expo del 1967 di Montreal, in cui tutti i temi dell’estetica di Niki – donne, serpenti, mostri, mosaici – trovano ormai una piena maturità.

Disegno preparatorio per l'opera abitabile "Hon" di Jean Tinguely e Niki De Saint Phalle - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

GLI ANNI 70-80 E LE GRANDI OPERE MONUMENTALI

Il il 13 luglio 1971, Jean e Niki, ormai entrambi divorziati, possono sposarsi. Il matrimonio suggella il loro già lungo rapporto che continuerà a completarli e stimolarli per i successivi 20 anni. Appartengono a questo periodo le prime opere monumentali importanti della coppia, come il celebre Ciclope di Milly-la-Forêt di Tinguely del 1969 che Niki rivestì di un mosaico di specchi, e una sequenza di sculture abitabili per bambini veramente spettacolari come il Golem di Gerusalemme del 1972, un grande scivolo posto in un parco giochi della città, o il meraviglioso Dragone del 1973 realizzato a Knokke in Belgio come padiglione dei giochi per i figli del committente, l’artista e collezionista Roger Nellens, che vi ha poi ricavato il proprio studio.

Il Dragone di Knokke di Niki de Saint Pahlle - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

La monumentalità diventa la dimensione naturale dell’opera di Niki e di Jean, quasi necessaria a dare visibilità al loro messaggio: “D’altronde” dice “se Pollock realizza opere monumentali, chi impedisce a me di fare lo stesso?“. La sua è una “folie de grandeur” come la definisce la stessa Niki in un’intervista di quegli anni, ma declinata al femminile, nelle sue forme tonde, curve e morbide. E’ in questi anni anche che ha inizio il titanico lavoro del Giardino dei Tarocchi di Garavicchio realizzato grazie alla concessione di un terreno da parte di Carlo e Nicola Caracciolo.

L'opera monumentale "L'Imperatrice" di Niki De Saint Phalle durante i lavori nel 1982 e oggi - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

Il giardino è un’opera immensa e completa, che unisce architettura e decorazione in un disegno unitario pieno di significato, in cui tutto l’immaginario dell’artista prende corpo. Niki vi consacrerà letteralmente tutta la propria vita, dal 1978 fino al 1998, quando aprirà al pubblico, e continuerà a dedicarvisi per ultimarla anche nei 4 anni successivi, fino alla propria morte.

L'opera monumentale "Il Mago" di Niki De Saint Phalle durante i lavori nel 1983 e oggi - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

Mentre il Giardino vede la luce Jean e Niki ritrovano il tempo di dedicarsi anche ad altre opere importanti, come la celebre fontana Stravinsky del 1983 che si trova ai piedi del Centre George Pompidou, a Parigi o quella di Château-Chinon del 1988.

La Fontana Stravinskij a Parigi realizzata da Niki de Saint Phalle e Jean Tanguely - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

Fontana Stravinskij. Photo credits Francesca Cacciavillani.

Mano a mano che il Giardino dei Tarocchi si completa, Niki de Saint Phalle si dedica a nuovi progetti, più piccoli e personali come le illustrazioni per il libro “AIDS: You Can’t Catch It Holding Hands“, legato al tema della prevenzione della malattia che aveva colpito uno dei suoi più stretti collaboratori e amici, Ricardo Menon.

Niki De Saint Phalle con l'amico e assistente Ricardo Menon e la copertina del libro sull'AIDS illustrata in sua memoria - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

GLI ANNI 90: LA MORTE DI JEAN E IL RITORNO IN USA

Nel 1991, mentre il Giardino manca ormai molto poco per essere ultimato, Jean Tinguely muore. Si spezza quel rapporto di amore e rivalità – come loro stessi lo descrissero in una intervista – che li aveva uniti per 35 anni, ma Niki continua il suo progetto con le stesse energie, nonostante la sua salute peggiori. Per esorcizzare la solitudine e l’assenza del suo compagno crea dei quadri mobili, che integrano nei suoi lavori il movimento delle macchine, così caro a Tinguely. I quadri si attivano quando qualcuno passa davanti a loro “Se nel cuore della notte scendo a mangiare una banana” afferma l’artista “sono accompagnata da giochi di suono, luce e movimenti“, come se Jean fosse ancora con lei.

Niki De Saint Phalle e Jean Tinguely - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

Nel 1994, seguendo il consiglio del suo medico, Niki torna negli Stati Uniti per svernare a La Jolla, sperando che il clima mite della California possa aiutarla a superare i suoi gravi problemi polmonari, iniziati al tempo della lavorazione del Paradiso Fantstico per l’Expo di Monreal, quasi 30 anni prima, inalando i fumi del poliestere durante la sua lavorazione a caldo. In una splendida intervista Niki commenta sorridendo come sia “strano…scoprire che un materiale che amo così tanto lavorare possa rivelarsi il mio stesso nemico mortale“.

LE ULTIME MERAVIGLIOSE OPERE MONUMENTALI

Nonostante le sue pessime condizioni di salute Niki non smette mai di creare: nel 1996 progetta e segue personalmente la costruzione di Gila, un’altra casa-mostro, stavolta a forma di lucertola: a commissionargliela è Cindy Pritzker, moglie del ricchissimo Jay Pritzker (proprio “quel” Pritzker che istituì nel 1979 il celebre premio di architettura che porta il suo nome) che le chiede di disegnare una casa abitabile per i giochi dei figli a Rancho Santa Fe presso San Diego, in California.
Nel 2000 la città di Gerusalemme la richiama a realizzare un’altra opera destinata ai bambini, come già lo era stato il suo Golem de 1972: si tratta questa volta del’Arca di Noé che realizzerà insieme all’architetto svizzero Mario Botta con cui aveva già collaborato per la creazione del portale circolare di accesso al Giardino dei Tarocchi.
Ultima opera di Niki de Saint Phalle, è il Queen Califia’s Magical Circle a Escondido, California, composto da un labirinto e 10 grandi statue che iniziò nel 2000 e che è stato completato sopo la sua morte con la supervisione della nipote Bloum Cardenas, e l’opera dell’equipe di realizzatori che aveva iniziato l’opera con Niki.
A 71 anni Niki si spegne per un emphysema polmonare.

Gila: la casa-lucertola di Niki de Saint Phalle per Cindy Pritzker - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

Queen Califia’s Magical Circle di Niki de Saint Phalle a Escondido - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

Queen Califia’s Magical Circle. Photo credits: Christopher Reynolds – Los Angeles Times

E’ sempre molto imbarazzante, per me, utilizzare la parola artista: è talmente soggettivo il concetto di Arte, e talmente vasta la dimensione e la statura che può identificare, che mi sembra sempre di abusarne, di usarlo sproporzionatamente. Per Niki de Saint Phalle mi viene invece naturale ripetere questo vocabolo: non è solo la sua sensibilità di scultrice né la sua abilità nel dare vita a forme e colori capaci di stregare un pubblico a fare di lei un’Artista, ma il disegno potente e il carattere inevitabile della sua missione, e la sua impassibile resistenza al destino nel perseguire i propri progetti. Non è un caso che il modo che ho scelto per concludere questo bellissimo anno sia stato raccontarvi quello che ho scoperto su di lei, per trovare nell’esempio della sua esistenza così ricca, lo spunto per scegliere cosa chiedere alla vita per l’anno che verrà 🙂

Francesco Catalano tra i mosaici di specchi del Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle - Carefully selected by Gorgonia www.gorgonia.it

Per saperne di più:

Francesco Catalano

Marketing manager per passione, interior designer per natura, blogger e autore per destino, vive tra un villaggio nel sud della Francia e l’Emilia Romagna. Direttore Marketing e Comunicazione di Novoceram, la più antica manifattura ceramica francese, studioso di marketing esperienziale e autore del primo libro sui Temporary Store. Accanto all’attività manageriale, svolge anche quella di interior designer nel suo studio dove applica i principi del marketing esperienziale alla progettazione di interni residenziali e commerciali. I suoi progetti hanno ottenuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali, tra cui la prestigiosa Etoile dell’Observeur du Design.
www.francescocatalano.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *