25
giugno 2012

PICCOLE PESTI RUSSE

ovvero: come nei ritratti degli oligarchi in erba dell'elite russa di Anna Skladmann ho ritrovato quella vibrante capacità di raccontare un mondo protetto che mi aveva stregato nelle foto di Daniela Rossell
Posted by il 25 giugno 2012

Ho sempre pensato alla casa come alla principale opera d’arte di chi la abita, indipendentemente dalla reale consapevolezza di averla prodotta e dai mezzi impiegati per costruirla. Proprio per questo mi affascinano le dimore capaci di enfatizzare questa loro vocazione a riflettere la personalità di chi le abita, gli scenografi capaci di raccontare i propri personaggi attraverso le case in cui ambientano le loro vicende, i fotografi che scelgono di utilizzare l’ambiente domestico come parte di un ritratto facendone un elemento narrativo significativo quanto lo sguardo del soggetto. Tra i fotografi e le fotografe che conosco Daniela Rossell rimane sicuramente per me la più capace di utilizzare ogni elemento delle sue immagini – ambiente domestico in primis – per costruire un tessuto narrativo estremamente complesso che si intreccia dietro l’apparente banalità dei suoi scatti. Ne è la prova “Ricas e Famosas“, il libro scandalo (ma solo per chi se ne è accorto) in cui la giovanissima fotografa messicana si limitava a ritrarre i membri dell’oligarchia messicana (di cui essa stessa era parte, prima di esserne ostracizzzata quando il libro è stato pubblicato)  immersi nel loro habitat naturale: le loro case eccessive, i loro lussi improbabili, i mausolei di ingenui status symbol in cui si sono auto-tumulati per difendersi dalla povertà antipodica dal resto del Messico.

una foto della serie Little Adults di Anna SkladmannOgni volta che rivedo le sue immagini mi sgomenta questa sua abilità di trasformare le foto fatte ad amici di famiglia più o meno ignari (“Pronto cara… scusa se ti disturbo, ma Daniela vorrebbe fare una foto a te e Santiago nel vostro salotto… sai, si è messa in mente di diventare fotografa“) in potenti strumenti di denuncia politica. Forse starete domandandovi come mai siete finiti qui per leggere un articolo su un’altra fotografa che si chiama Anna Skladmann e invece sono 30 righe che vi parlo soltanto di questa Rossell. Eppure il mio modo di arrivare ad Anna passa inevitabilmente da Daniela (e sono anche certo che ad Anna non dispiacerà). Vi spiego perchè.

una foto della serie Little Adulta di Anna SkladmannL’altra sera, risfogliando dopo tanto tempo le immagini del libro (l’ultima volta che lo avevo preso in mano era poco più di un anno fa, quando da una delle sue foto di Villa Arabesque ad Acapulco sono nati i 6 post di questo blog che più mi hanno dato soddisfazione) ho dovuto anora una volta ammettere che Daniela Rossell non ha eguali nell’esprimere questi contrasti senza nessun bisogno di mostrare l’altro termine del paragone, dato che nelle ville blindate in cui sono segregati i suoi soggetti il vero Messico non trapela nemmeno da una fessura di una finestra. Mentre chiudevo il libro, però, mi sono anche ripromesso di cercare altri artisti che al pari della fotografa messicana fossero riusciti a tramettere un messaggio altrettanto detonante rappresentando unicamente il proprio soggetto incorniciato dalla propria casa. Sapevo che non era una ricerca facile… ma ancora una volta mi è venuto in aiuto il destino: proprio l’indomani, in tutt’altro contesto, mi è stato posto un “indovinello” (capire l’origine di una strana anomalia di traffico in un sito altrui) e nella caccia alla soluzione sono letteralmente inciampato nei tweet di Caterina Tonon. E proprio tra i suoi interessanti cinguettii, a sole 24 ore dal mio arduo proposito, mi sono ritrovato faccia a faccia con una nuova scoperta che risponde in modo quasi soprannaturale alla mia aspettativa, e che non posso non condividere subito sul blog.

Una foto del libro Little Adults di Anna SkladmannLa fotografa in questione si chiama Anna Skladmann ed è nata nel 1986 in Germania da una famiglia di emigranti russi. Le foto che vi mostro fanno parte della serie “Little Adults” in cui l’artista ha collezionato i ritratti dei pargoli della nuova elite russa. Per due anni Anna ha girato il mondo tra New York e Mosca per stanare e immortalare i figli dei russi più ricchi del mondo e raccoglierli in questo libro. Sono bambini delle famiglie dei nuoveaux riches (ma davvero très très riches) per i quali ogni desiderio è immediatamente  realtà e che per le loro esigenze quotidiane hanno alle dipendenze piccoli eserciti di altri esseri umani, ma sono anche persone con un futuro già scritto che stanno già impegnandosi ad affinarne la calligrafia.

una foto della serie Little Adults di Anna SkladmannLittle Adults” è un progetto che presenta forti analogie con “Ricas y Famosas”: nel tema stesso della ricerca, nell’intento del racconto sociale e naturalmente nella tecnica narrativa. L’influsso di Daniela Rossell non appare affatto casuale dal momento che si spinge persino alla scelta di alcune pose dei soggetti che ricalcano alcuni riferimenti di “Ricas y Famosas“. Il confine tra l’omaggio alla fotografa messicana e la bieca imitazione appare a volte evanescente, ma non credo tolga sostanza e originalità alle fotografie di Anna Skladmann.

analogies between Anna Skladmann e Daniela RossellSulle analogie prevale ai miei occhi un approccio diverso, più composto e meno spontaneo, e non so distinguere quanto derivi dalla fotografa e quanto invece dai soggetti. Indubbiamente avere setacciato ogni pixel di “Ricas y Famosas” non è solo lo spunto per ricalcarne il concept e gli stilemi, ma forse impedisce ad Anna di liberarsi completamente dal precedente delle immagini messicane, eppure non si può dire che non abbia rielaborato uno stile proprio, decisamente più adatto ai suoi giovani soggetti. La spontaneità, più o meno apparente, dei soggetti messicani è qui sostituita da uno studio della posa e della luce più perfetto che oltre che scelta formale rivela anche una sostanziale diversità: la maggior complicità dei soggetti verso lo scopo finale del libro, seppur per finalità differenti da quelle documentaristiche della fotografa. Se nelle foto di Daniela Rossell è difficile non sospettare una piccola parte di inganno nel trascinare i soggetti nella trappola che ne ha smascherato i privilegi, Anna Skladmann può invece giocare a carte più scoperte, approfittare senza nasconderlo di un esibizionismo più consapevole, in un certo stesso più necessario al soggetto che a lei. In una intervista ad Elektra Kotsoni si parla esplicitamente di un “bisogno di eccessi” trasmesso dai genitori ai figli, e si coglie la motivazione dei soggetti a mettersi in mostra, secondo una logica presenzialista neorussa che io stesso ho avuto occasione di assaggiare nelle mie limitate frequentazioni postsovietiche.

una foto del libro Little Adults di Anna SkladmannSin dal titolo del libro l’accento della Skladmann non vuole essere inoltre sullo stile di vita estremo dei suoi Happy Few e sulle sperequazioni sociali che lo hanno permesso, ma sull’accelerazione di esperienze dei giovani oligarchi russi, che in età da balocchi li ha già trasformati in adulti e che li obbliga a leggere Vogue e Tatler al posto di Topolino per imparare a muoversi a proprio agio in quell’ambìto modello occidentale che forse potrebbero comprarsi, ma che nemmeno i loro genitori sanno ancora imitare. Forse inizieranno a riuscirci loro, e per questo ogni foto, ogni posa, ogni sguardo è un piccolo test di fronte alla giuria dei genitori, della fotografa tedesca arrivata da New York, del suo pubblico. A nessuno di loro importa nascondere il proprio status  sociale (non ci saranno le denunce fioccate dai soggetti di Daniela Rossell quando vedendo le proprie foto nel contesto finale hanno improvvisamente compreso la portata simbolica dei propri ritratti), ma in fondo nemmeno esibirlo. Il vero focus è sulla propria capacità di reggere la parte che presto dovranno impersonare, e che nessuno intorno a loro è veramente capace di insegnare più di qualche patinata rivista occidentale o di qualche visitatore di oltrecortina di cui scansionare ogni atteggiamento per ripeterlo allo specchio fino ad essere – o perlomeno apparire – credibilmente cosmopolita.

una foto del libro Little Adults di Anna SladmannI pochi mesi che ho trascorso in Russia qualche anno fa mi hanno insegnato almeno due cose: innanzitutto quanto il clima possa influire negativamente sull’umore, in secundis che occorreranno alcune generazioni per smaltire il retaggio emozionale di un regime che insegnava ai suoi uomini che sorridere era segno di debolezza. Queste foto completano la mia formazione, insegnandomi che, per tutte le diversità, la sfida per imparare la normalità a cui si aspira inizia appena se ne prende consapevolezza. Ed essere un potente russo in un mondo di potenti occidentali può accendere, anche in un bambino, il più precoce dei talenti: la recitazione.

una foto della serie Little Adults di Anna SkladmannPer saperne di più:

Francesco Catalano

Marketing manager per passione, interior designer per natura, blogger e autore per destino, vive tra un villaggio nel sud della Francia e l’Emilia Romagna. Direttore Marketing e Comunicazione di Novoceram, la più antica manifattura ceramica francese, studioso di marketing esperienziale e autore del primo libro sui Temporary Store. Accanto all’attività manageriale, svolge anche quella di interior designer nel suo studio dove applica i principi del marketing esperienziale alla progettazione di interni residenziali e commerciali. I suoi progetti hanno ottenuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali, tra cui la prestigiosa Etoile dell’Observeur du Design.
www.francescocatalano.it

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