Credevamo che il volto di Marylin, serigrafato su portaceneri e tele prodotte in serie, segnasse il punto di non ritorno – ma perlomeno di arrivo – del processo di banalizzazione della pop art, e ci eravamo serenamente arresi alla consapevolezza che iconizzazione e mercificazione non sono che due facce indissolubili di una stessa medaglia (peraltro sempre innegabilmente brillereccia). Poi un bel giorno, rovistando nel ciarpame dell’ultimo discount del mobile di periferia, ci è capitato di scoprire in un angolo intere cataste di paraventi Made in China che immortalano le solite quattro pose della povera Audrey Hepburn ingioiellata sul set di “Colazione da Tiffany”, e abbiamo capito che sotto l’egida della democratizzazione della cultura si stava assassinando senza scrupoli il mito di un’altra diva innocente.
Per chi desidera vendicare l’onore della povera Audrey – oppure per cinefili dai gusti più ricercati che ammirano star meno note come Leslie Caron o Dick Van Dyke – è giunto il momento di scoprire gli scatti di Leo Fuchs. Nato a Vienna nel 1929, Leo Fuchs emigra negli Stati Uniti con i suoi genitori e cresce nella città di Brooklyn. Inizia qui la sua carriera da fotografo (che comprende anche una fase di cameraman per l’esecito americano). Prima di abbandonare la fotografia nel 1965 per dedicarsi alla produzione cinematografica in Europa, Fuchs ha immortalato la vita delle stelle sui set cinematografici e nella vita privata, lasciandoci una collezione impareggiabile di immagini, scattate tra il ’44 e il ’65, capaci di documentare l’atmosfera reale della Hollywood di quegli anni.
L’eccezionalità dei suoi scatti nasce soprattutto dalla palpabile familiarità con il mondo che ritraeva, da una vera sintonia con i propri soggetti, capace di trasfigurare la quotidianità degli attori piuttosto che enfatizzarne il glamour. Il suo segreto – come racconta egli stesso – consisteva infatti nell’instaurare una relazione speciale con le star, per riuscire a rubare loro un po’ di tempo e di energia per il proprio obiettivo. Solo in questo modo poteva effettivamente riuscire nell’intento di scattare fotografie uniche. Una visione distante anni luce dalla classica prospettiva divinizzante della maggior parte dei fotografi di cinema dell’epoca, e persino opposta al paparazzismo degli scatti rubati, eppure in grado di combinare i pregi di entrambi gli approcci.
Per saperne di più:
- il sito ufficiale di Leo Fuchs
- la pagina flickr di Leo Fuchs Archives
- uno speciale dedicato a Leo Fuchs con alcune interessanti note autobiografiche
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