17
aprile 2011

ACAPULCO BY WINTER: LE IRRIPETIBILI STAGIONI DI ARABESQUE

ovvero: come Ricky e Sandra Di Portanova seppero fare delle notti di Acapulco una meta migratoria ideale per le celebrities di mezzo mondo
Posted by il 17 aprile 2011

Se la storia della costruzione di Villa Arabesque sembra già un’antologia di eccessi, che dire allora della vita che ospitò negli anni a venire? Nell’inverno brulicante di mondanità di una certa “Acapulco by winter”, scelta dal jet set soprattutto statunitense per svernare in spensieratezza, non esistevano giorni, né notti, senza che i Di Portanova ospitassero nelle guest suites della villa una lista senza fine di celebrities e amici per dedicarsi alle loro arti preferite: ricevere e stupire. Ogni sera i saloni e le terrazze di Arabesque venivano invasi dall’energia delle feste leggendarie di Ricky e Sandra, che richiamavano personaggi oggi un po’ appannati, ma allora celeberrimi: Henry Kissinger, Roger Moore, Paloma Picasso, Sylvester Stallone, Margaret Thatcher, Joan Collins, Placido Domingo, Elizabeth Taylor, Frank Sinatra, Leslie Bricusse, Julio Iglesias,  Luciano Pavarotti, Burt Reynolds, Barbara Walters… solo per pizzicare alcuni nomi a caso tra i molti scritti nei 60 tomi dei leggendari guest book della Villa.

Allo spuntare del sole, Arabesque riprendeva ad essere quell’incredibile incrocio tra un paradiso terreste sintetico ed un esclusivo parco di divertimenti per adulti fortunati, dove i giorni trascorrevano in una beata informalità, tra sport, svago, e conversazioni tra persone mai incontratesi prima che si scoprivano al mattino improvvisi vicini di suite. Un piccolo esercito privato di addetti alla sicurezza sorvegliava continuamente la villa, armato di walkie talkie, fionde per iguane e gatti selvatici e naturalmente pistole nascoste.

Intanto Ricky leggeva libri di storia e – sua ultima passione – la Bibbia, nell’ovattato rifugio della sua camera da letto dalla quale raramente emergeva prima delle 17.00. l’ora dei cocktail e del backgammon, mentre Sandra appariva più tardi, ornata di sensazionali outfit che annunciavano il tema della serata tra gli applausi degli ospiti. Ogni sera infatti la cena (mai servita prima delle 23.00) veniva costruita intorno ad un tema differente, spesso accompagnata da un intrattenimento dal vivo e da coreografiche imbandigioni. Non era raro che il barone in persona cucinasse per gli ospiti, in particolare le sue famose fettuccine al caviale oppure le sua patate ripiene di caviale, o ancora le sue penne alla vodka e caviale: piatti teoricamente semplici ma volutamente sfacciati (…non è difficile riconoscervi un ingrediente ricorrente…), che in ricordo di Ricky ancora figurano sui menu di alcuni dei più rinomati ristoranti di Acapulco.

I party duravano fino all’alba, o meglio finché Enrico aveva energie per intrattenere i suoi ospiti tra giri di Rummikub, proiezioni private degli ultimi film giunti dagli amici di Hollywood, o suonate di pianoforte nel piano bar moresco della Villa.

Persino Frank Sinatra, che si atteneva strettamente alla propria regola personale di non cantare mai durante party privati, fu convinto una sera a intonare New York, New York durante una festa ad Arabesque. In realtà sarebbe meglio dire che fu costretto, dal momento che Sinatra, irritato nel vedere che un cucciolo di squalo trovato nella baia era stato ridotto in cattività in una delle piscine per il diletto del Barone e dei suoi ospiti, si era lamentato con Sandra di questo crudele capriccio. La Baroness – che ancora non doveva aver maturato la coscienza ecologica contemporanea, come già aveva rivelato l’episodio delle buganville descritto nella terza puntata di questo post multiplo – gli promise che lo avrebbe liberato soltanto in cambio di una canzone, e così fu.

Non è più così facile afferrare, oggi, il senso e le sensazioni delle notti di Arabesque (…ma forse aver vissuto gli anni ‘80 può aiutare…) e non credo che sia di grande aiuto nemmeno la scena del party che appare nel finale di “007, Licence to kill” (in italiano “Agente 007, vendetta privata”) il film di James Bond per le cui riprese i Di Portanova offrirono gratuitamente la villa.

In compenso il film – uno dei più mediocri capitoli dell’epopea di 007 – è uno dei pochi documenti che permetta di ritrovare l’atmosfera originale della casa, e di riconoscere alcuni degli insoliti optional della villa menzionati nella puntata precedente. Per chi non avesse voglia di rivedersi tutto il film (…come dargli torto…) ho preparato questo piccolo video-composit in cui appaiono soltanto le sequenze del film in cui appare Arabesque,  integrandole con qualche piccola nota in sovraimpressione per orientarsi meglio nei suoi spazi e ritrovare i riferimenti raccontati nelle puntate precedenti.

James Bond – Villa Arabesque

Sarebbe fin troppo facile stigmatizzare questi anacronistici rituali decadenti come noiosi (o scandalosi) riempitempo per oziosi not-so-happy few. Trovo invece più interessante riuscire a leggere questi spezzoni della favola di Ricky e Sandra come le ultime scie di un mondo quasi astratto, ormai estinto, che essi stessi hanno contribuito a costruire, destinando il proprio tempo e le proprie fortune ad un preciso concetto di vita, probabilmente generoso, apparentemente inutile, ma forse persino più costruttivo di quel si possa immaginare (e non dimentichiamo che i Di Portanova hanno alimentato l’economia che li circondava non meno di un’aziendina di rispettabili dimensioni).

Quel che è certo è che di giorno come di notte Arabesque ha saputo plasmare dentro di sé ed intorno a sé il manifesto tangibile di una visione del mondo, elaborata da due persone che certamente non avevano soltanto grandi quantità di denaro da spendere, ma perlomeno uno spiccato senso del gioco ed una non comune ed ammirevole capacità di seguire la propria rotta e i propri sogni.

E questo è sufficiente a renderla straordinaria.

Per saperne di più:

Francesco Catalano

Marketing manager per passione, interior designer per natura, blogger e autore per destino, vive tra un villaggio nel sud della Francia e l’Emilia Romagna. Direttore Marketing e Comunicazione di Novoceram, la più antica manifattura ceramica francese, studioso di marketing esperienziale e autore del primo libro sui Temporary Store. Accanto all’attività manageriale, svolge anche quella di interior designer nel suo studio dove applica i principi del marketing esperienziale alla progettazione di interni residenziali e commerciali. I suoi progetti hanno ottenuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali, tra cui la prestigiosa Etoile dell’Observeur du Design.
www.francescocatalano.it

2 Responses to “ACAPULCO BY WINTER: LE IRRIPETIBILI STAGIONI DI ARABESQUE”

  1. Geoffrey Munn

    Dear Sir or madam,
    please can you tell me where I can obtain copyright for the image of Baron and Baroness di Portanova lying on the floor of their house? I want to reproduce it in my my history :Wartski.The First 150 years.
    With thanks,
    Geoffrey Munn

    Rispondi
    • Francesco Catalano

      Dear Geoffrey,
      I’m a Wartski lover too, and I know a couple of your previous books… so I look forward to read this new one!
      I’ve found the name of the company managing the copyright of the image you’re looking for and I’ve sent you a private email with a simple link to get in touch with them.
      Do not hesitate to get back when the book will be published, and to post a new comment to let us know something more about it: I guess many of Sandra friends will be interested!
      Bye
      Francesco

      Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *