16
novembre 2010

GODIVA CHOCOISTE

ovvero: come nell'epoca di internet un voluttuoso soffitto madido di cioccolato fondente possa (quasi) sostituire una brillante campagna pubblicitaria planetaria
Posted by il 16 novembre 2010

L’interior design che preferisco? Ironico e audace.

La comunicazione che più apprezzo? Integrata e virale.

Il cioccolato a cui non resisto? Fondente e basta.

Con queste premesse è difficile non innamorarsi al primo sguardo del piccolo Flagship Store aperto a Tokyo da Godiva, intramontabile firma del cioccolato belga dal 1926.

Farsi notare nel cuore di Harajuku – iperstimolante quartiere cult dello shopping giapponese e culla di molti trend planetari – non è certo impresa da poco. Proprio per questo il progetto di interior design del negozio si è sviluppato tutto intorno a un’idea tanto semplice e immediata quanto visivamente (e simbolicamente) potente: un soffitto grondante di cioccolato fondente capace di farsi notare dal fronte stradale per evocare in un solo colpo d’occhio la volutttuosa golosità dei prodotti Godiva, accenderne il desiderio, e naturalmente lasciare una traccia indelebile nella memoria del pubblico.

Non c’è dubbio che l’obiettivo dichiarato da Masamichi Katayama, autore del progetto, di portare una ventata di aria fresca nell’immagine tradizionale (per non dire tradizionalista) di Godiva, sia stato raggiunto in pieno. Eppure la spregiudicatezza del progetto riesce ad allargare le maglie dei codici visivi del brand senza spezzarle, dal momento che la golosità suggerita dall’esplicita iconografia alimentare è talmente aderente alla natura del prodotto da convivere con l’antica identità della marca senza disorientare il pubblico fedele, ma regalandogli semmai un sorriso in più.

Certamente Godiva Chocoiste presta il fianco alle critiche dei puristi del design: basta scorrere la pagina dei commenti al post che il blog di architettura e design Dezeen dedica al progetto per rendersi conto di quanto esso divida il pubblico: c’è chi lo liquida come “theme-park-architecture” o chi rimarca – non a torto – il più basso livello e la poca cura riservata a tutto ciò che circonda l’idea centrale del soffitto. Osservazioni corrette, ma che è difficile non ridimensionare dopo un rapido sguardo ai motori di ricerca, da cui si scopre che sono già diverse decine di migliaia le immagini del negozio che circolano sul web, a riprova che l’architettura virale assume sempre un duplice valore: quello diretto – che riveste per coloro che entrano in contatto fisico con essa – e quello indiretto – che permette ai suoi messaggi di moltiplicarsi e farsi globali attraverso il passaparola personale, digitale, fotografico, testuale… – fino a raggiungere un pubblico molto più vasto e lontano, che un progetto anonimo avrebbe poche probabilità di incontare.

Non è proprio quello che stiamo facendo anche noi in questo istante, mentre scriviamo o leggiamo questo articolo? 😉

Per saperne di più:

  • il sito internazionale di Godiva
  • il sito di Kozo Takayama autore delle immagini dell’articolo
  • il sito di Wonderwall la società di interior design di Masamichi Katayama
Francesco Catalano

Marketing manager per passione, interior designer per natura, blogger e autore per destino, vive tra un villaggio nel sud della Francia e l’Emilia Romagna. Direttore Marketing e Comunicazione di Novoceram, la più antica manifattura ceramica francese, studioso di marketing esperienziale e autore del primo libro sui Temporary Store. Accanto all’attività manageriale, svolge anche quella di interior designer nel suo studio dove applica i principi del marketing esperienziale alla progettazione di interni residenziali e commerciali. I suoi progetti hanno ottenuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali, tra cui la prestigiosa Etoile dell’Observeur du Design.
www.francescocatalano.it

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