07
settembre 2013

BREVE STORIA DEL MANCINISMO

ovvero: come dalla mano sinistra, vista per secoli come una menomazione da correggere, possano invece esplodere inattesi talenti e interessanti potenzialità
Posted by il 07 settembre 2013

Oggi il blog si arricchisce di una nuova penna, quella di un guest blogger molto speciale: Alberto Catalano, mio papà. Psichiatra comportamentista, psicoterapeuta, implacabile avversario dei problemi legati all’ansia (come fobìe e ossessioni a cui ha dedicato una larga parte del suo lavoro) e per molti aspetti impareggiabile maestro dell’arte di vivere (o come direbbe lui, parafrasando Wayne W. Dyer, “di prendere la vita nelle nostre mani”). Da sempre assorbo i suoi insegnamenti soltanto per caso o per osmosi, ma questa estate ho voluto spingermi più in là, leggendo le dispense che ha scritto negli anni per i suoi pazienti e per i suoi studenti. Riparlandone insieme ci siamo accorti che alcuni argomenti potevano essere interessanti anche per i lettori del blog e l’ho convinto a condividerli. Benvenuto a bordo, papà!

Francesco

Mancinismo: mani nell'arte di Robert Peake

Il Mancinismo è la predisposizione, riscontrabile già nell’infanzia dopo i 3-4 anni di età, a servirsi della mano sinistra nelle attività uni-manuali ossia che richiedono l’impiego di una sola mano per volta, e si deve al fenomeno della lateralizzazione, in ordine al quale si verifica una prevalenza funzionale dell’emisfero destro sull’emisfero sinistro (per la nota corrispondenza incrociata tra l’emi-corpo regolato e l’emisfero cerebrale che lo regola). Le cause che la determinano non sono state ancora pienamente chiarite, ma appare comunque pressoché certo l’intervento di un fattore ereditario, non dominante (il gene LRRTM1).

Il Mancinismo era considerato in passato una grave menomazione (la stessa etimologia del termine “mancino” – derivato dal latino mancus, che significa “mutilato” o “storpio” – nasconde una connotazione fortemente negativa nel mondo occidentale, che è invece completamente assente nei Paesi dell’Estremo Oriente), che si riteneva opportuno “correggere” mediante una sorta di rieducazione rigorosa. L’atteggiamento scientifico attuale è decisamente contrario alla correzione del mancinismo, sia per la sua origine naturale/biologica sia per la mancata dimostrazione che esso tenga in esercizio entrambi gli emisferi cerebrali, stimolando così le capacità inventivo-rappresentative.

Mancinismo: mani nell'arte di François Boucher

E’ difficile stabilire quanti siano i soggetti veramente mancini, perché persiste ancora una certa tendenza a correggerli; è comunque assodato che il loro numero è cresciuto e sembra tuttora in crescita. Si stima che l’incidenza del Mancinismo nella popolazione mondiale non sia affatto trascurabile, ammontando a circa il 10-12 %, con una leggera prevalenza nei maschi, e poiché tutti i fattori ereditari sono assoggettati agli effetti dell’evoluzione, sembra ragionevole ipotizzare che il Mancinismo comporti qualche vantaggio, in prospettiva naturale. Oggi è ormai assodato che i soggetti mancini hanno memoria particolarmente vivace, sono più portati alle attività artistiche e dimostrano una peculiare abilità nei videogiochi; nella vita quotidiana, tuttavia, essi sono penalizzati dalla difficoltà di procurarsi strumenti – forbici, apriscatole, penne, etc. – adatti a loro, che sono commercializzati solo da pochissimi negozi specializzati.

Mancinismo: mani nell'arte di Frans Pourbus

L’ostilità al Mancinismo si è protratta fino ad oltre la metà del secolo scorso, anche per la convinzione di alcuni medici che esso rappresenti un fattore negativo; Cesare Lombroso (1835-1909), strenuo sostenitore della “criminalità per nascita” (tesi oggi destituita di qualsiasi fondamento scientifico), è arrivato ad includere il mancinismo tra le stigmate somatiche dei delinquenti, avendo semplicemente riscontrato un’elevata presenza di mancini nelle carceri [1]. Mio padre – anche egli psichiatra – mi ha riferito che, nella prima metà del secolo scorso, il Mancinismo è stato considerato non solo connotato criminale, ma addirittura fattore di rischio per gravi malattie mentali, come le demenze.

Mancinismo: mani nell'arte di Jean auguste Dominique Ingres

Solo recentemente – negli anni ’70 del secolo scorso – è stata dimostrata l’innocuità del Mancinismo ed è caduto l’ostracismo verso i soggetti mancini: poiché l’emisfero destro – oltre ad essere deputato a fondamentali funzioni neurologiche, tra cui la percezione dei parametri spaziali e la facoltà di sintesi – è sede delle emozioni, dell’immaginazione e della creatività [2], ritengo particolarmente interessante segnalare che, in generale, i soggetti mancini pensano per rappresentazioni mentali piuttosto che per concetti e risultano anche spesso dotati di capacità mnemoniche ed intuitive superiori a quelle dei soggetti destrimani (a livello popolare, talvolta Mancinismo è considerato termine equivalente a genialità da molte persone, suggestionate dal fatto che molti personaggi famosi erano o sono mancini: Aristotele, Carlo Magno, Leonardo da Vinci, Giovanna d’Arco, Albert Schweitzer, Barack Obama, etc.). A conferma di questi risultati della più recente ricerca neuropsicologica, alcuni maestri d’arte incoraggiano i propri allievi destrimani a disegnare con la mano sinistra, ottenendo opere nettamente migliori e più creative di quelle prodotte con la mano destra [3].

Mancinismo: mani nell'arte di Sofonisba Anguissola

Lo special dedicato al Mancinismo di cui fa parte questo post consta di altre tre parti che ne affrontano altrettanti aspetti differenti:

Tutte le immagini di mani che illustrano il post sono tratte dalla Pinboard di Gorgonia “Hands“: una collezione di immagini di mani nell’arte e di oggetti ispirati alla forma delle mani e delle dita da scoprire sulla pagina Pinterest di Gorgonia

Per saperne di più:

  • [1] C. Lombroso – “L’uomo delinquente”, Hoepli Edit., 1876
  • [2] M. Cazzaniga & Coll. – “Neuroscienze cognitive”, Zanichelli edit., 2005
  • [3] B. Edwards – “Il nuovo disegnare con la parte destra del cervello”, Longanesi Edit., 2002
Alberto Catalano

Alberto Catalano

Alberto Catalano, laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Clinica delle Malattie Nervose e Mentali presso l’Università di Parma. Dopo molti anni di esperienza clinica come Primario ospedaliero, dal 1983 si è dedicato alla professione di Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e poi all’insegnamento della Psichiatria all’ASCCO (Accademia di Scienze Comportamentali e Cognitive di Parma). Oggi si dedica allo studio della Paleo-antropologia e alla pratica amatoriale dell’Archeologia Preistorica.

14 Responses to “BREVE STORIA DEL MANCINISMO”

  1. silvana

    incantata!!!! e pronta a documentarmi. davvero interessante e, credo per me utileナナ..

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  2. Mario

    Ebbene sì… sono mancino 🙂

    Confermo il carattere ereditario (semmai ci fosse bisogno di una mia conferma…). Mia madre – mancina « corretta » – e poi tre dei suoi sei figli.
    Io stesso sarei stato, data la non giovanissima età, un « corretto », se non fosse stata per la lungimiranza (e forte presa di posizione) di mio padre, che vietò agli insegnanti di « permettersi » di correggermi…

    Pensare che allora la stessa Chicco, realizzava cucchiaini correttivi per bimbi mancini. Cucchiaini con il manico piegato, per cui o mangiavi con la destra… o saltavi il pasto! A quell’età poi si usavano bellamente le mani…

    Certo fossi stato corretto, non so che ne sarebbe stato della mi passione per il disegno e mio lavoro poi, per un certo periodo, di illustratore.
    E i primissimi disegni da bimbo, già li firmavo, in stampatello, regolarmente da… destra verso sinistra: OIRAM 😉

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  3. Alberto Catalano

    Ancora oggi, alcune aziende produttrici di suppellettile per cuochi e massaie commercializzano « cucchiai assaggia-sugo » conformati come quelli della Chicco descritti da Mario; che sia una subdola manovra politica per escludere dall’area gastronomica chi non è orientato a destra?

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  4. Elisabetta

    Salve, sono una studentessa di 5 liceo classico. Inanzitutto le volevo farle i complimenti sull’articolo, e’ molto interessante e denso di contenuti. Io sono ambidestra e proprio per questo ho deciso di portare all’esame una tesina sul mancinismo, spiegandone le cause. Avrebbe qualche consiglio da darmi o qualche libro da suggerirmi? La ringrazio in anticipo.

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    • Alberto Catalano

      Grazie Elisabetta! Testi sul mancinismo ce ne sono molti; poiché sono in corso studi sull’argomento, raccomando di orientarsi verso i testi più recenti.
      Per quanto riguarda un approfondimento del mancinismo, personalmente credo che i settori da studiare sono:
      (1) EREDITARIETA’ (Gene LRRTM1, per esempio, e studi sui gemelli omozigoti);
      (2) FATTORI AMBIENTALI (Ormoni in gravidanza e condizionamenti nel periodo neonatale);
      (3)VANTAGGI EVOLUTIVI, PLASTICITA’ ENCEFALICA, EFFETTI DEL MANCINISMO CONTRASTATO/CORRETTO, SUPERIORITA’ IN ALCUNI SPORT, RIPERCUSSIONI SOCIALI, etc.;
      (4) TEORIE CAUSALI (Previc, GESCHWIND, ANNETTE, etc.).
      Tanti auguri di buon lavoro!

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    • Alberto Catalano

      Grazie! Non dovrebbe essere difficile trovare interlocutori mancini con cui intrattenere un proficuo scambio di vedute, esperienze, etc.. Infatti, nel nostro Paese, i mancini sono circa il 10% e gli ambidestri sono anche più.

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  5. Francesco Manna

    Caro Prof Catalano,
    quando mia figlia aveva 5 anni ci siamo accorti che prediligeva l uso della mano sinistra.
    la mamma è destrimane e non ha parenti mancini. Mio nonno materno era mancino ed io invece, faccio parte di quelli corretti loro malgrado.
    Avendo fatto questa scoperta solo all età di 42 anni, mi domando quanto sia vero che il mancinismo è un carattere ereditabile opp. quanto si condiziona il piccolo/la piccola durante la tenera età a prediligere l’uso di una mano piuttosto che di un’altra.
    una domanda: esistono dei test, essendo ambidestro, in grado di valutare se si è mancini o meno?
    Grazie!
    Cordialmente, Francesco Manna

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    • Alberto Catalano

      Caro Signor Manna,
      la ringrazio per il suo interessamento all’argomento del mancinismo, al quale da qualche tempo mi sono particolarmente appassionato.
      Ormai non vi sono più dubbi che nel determinismo della dominanza emisferica destra – che sta alla base del mancinismo – intervenga almeno un fattore ereditario, sempre recessivo e di variabile penetranza; questo non esclude che i mancini possano essere addestrati, soprattutto nell’infanzia, a usare altrettanto bene gli arti controlaterali, diventando ambidestri (secondari).
      Esistono test diagnostici piuttosto semplici per riconoscere il mancinismo, che troverà indicati in un mio prossimo post sul tema di imminente comparsa in questo blog.
      Cordiali saluti.
      Alberto Catalano

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  6. Chiara Milone

    Caro Professor Catalano,
    trovo che il suo articolo sia molto interessante. Io sono una ragazza di 20 anni e circa tre anni fa ho cominciato a fare sempre più cose con la sinistra, compreso scrivere. Ora sono ambidestra e so scrivere con entrambe le mani, anche se sono sempre stata disgrafica e con la destra ho sempre tenuto molto male la penna. Il fatto di essere disgrafica potrebbe essere dovuto al fatto che ero mancina e sono stata corretta? Ho fatto più volte il così detto “test dell’applauso” e batto sempre la sinistra sulla destra, anche se non so quanto di sia di vero in questo test. Mi potrebbe dire se ci sono altri test abbastanza attendibili per valutare se si è mancini o meno.
    Grazie e cordiali saluti,
    Chiara Milone

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  7. Alberto Catalano

    Gentile Signorina Milone,
    la ringrazio per il positivo apprezzamento dell’articolo.
    Stante il suo interesse per l’argomento, le anticipo che nei prossimi giorni troverà qui due miei nuovi post dedicati al mancinismo, che integreranno questo testo con altre e/o più recenti informazioni. Proprio in uno di questi, accenno ai mezzi di identificazione dei soggetti mancini, tra i quali – oltre al Test dell’applauso, valido nella massima percentuale dei casi, seppur semplicissimo – annovero lo Shoot Test, ancora più affidabile per riconoscere i “veri” mancini e altrettanto semplice. Nel post troverà anche l’indicazione di un altro sito dedicato alla “diagnosi” del mancinismo.
    Non ho ben capito che cosa lei intenda col termine “disgrafica“: se la parola traduce una semplice riluttanza psicologica (motivazionale, ad esempio) o anche una reale difficoltà motoria a scrivere con la mano destra, la sua interpretazione mi sembra attendibile; se, invece, la parola descrive l’insoddisfacente risultato grafico quando scrive con la mano destra, mi sembra logico ipotizzare che l’inconveniente dipenda dal fatto che il suo cervello – essendo predisposto all’uso della mano controlaterale per la scrittura – non coordina in modo fluido l’attività della mano destra durante la scrittura.
    Infine, il progressivo aumento del numero delle attività che preferisce svolgere con la mano sinistra, verosimilmente è dovuto alla maturazione cerebrale che stabilizza i circuiti nervosi e conferisce quindi alla lateralizzazione (inversa nel suo caso) una maggiore resistenza al cambiamento.
    Nella speranza di essere stato chiaro, se non esauriente, le invio tanti, cordiali auguri di Buon Anno.

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  8. Chiara Milone

    Grazie molte per la sua risposta, leggerò senz’altro molto presto i suoi articoli sull’argomento. Con il termine digrafia intendo sia una difficoltà a scrivere, soprattutto in maniera ordinata, con la mano destra, che tuttavia con il temp e l’esercizio è solo parzialmente migliorata, sia una certa insoddisfazione, perché non sono mai riuscita ad ottenere una «bella grafia». Grazie della sua risposta molto esauriente, Cordiali saluti, Chiara

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