Dopo aver esplorato, nel post precedente, la differenza tra disturbo, malattia, segno e sintomo, conviene ora soffermarci brevemente sulle molteplici modalità con cui si esprime la sofferenza psichica, che vengono solitamente riunite in tre grandi categorie principali:
NEVROSI
Le nevrosi sono disturbi aventi origine psicogena che – insorti solitamente in giovane età – tendono poi a stabilizzarsi (cronicizzazione), così da compromettere anche pesantemente la condotta personale e/o inter-personale e a incidere in particolar modo sulla sfera occupazionale. Le nevrosi si manifestano con un’ampia gamma di quadri clinici, che vanno dalle semplici fobie specifiche a complesse sindromi miste, ossessivo-compulsive, ansioso-disforiche, agora-claustro-solipsofobiche, etc… La sintomatologia è dominata dall’ansia, da sentimenti di inadeguatezza, da insoddisfazione di sé, cenestopatie (sensazioni generali, somatiche e psichiche, di tipo negativo/sfavorevole) etc… I pazienti nevrotici sono pienamente consapevoli di essere sofferenti di un problema psichiatrico e mantengono un accettabile adattamento sociale, conservando la capacità di distinguere la realtà esteriore da quella interiore.
PSICOSI
Le psicosi sono disturbi (solitamente gravi) aventi origine somatogena che – insorti anch’essi perlopiù in giovane età – decorrono in maniera continua/sub-continua o episodica, realizzando quadri clinici così strani o imprevedibili, sempre eclatanti, da essere contrassegnati dall’etichetta di “alienazione”, “follia”, “pazzia”. L’ezio-patogenesi (origine della patologia, ovvero identificazione delle cause e del loro meccanismo d’azione) è multifattoriale e comprende sempre predisposizione genetica e disordini neurotrasmettitoriali, riguardanti adrenalina, nor-adrenalina, dopamina, serotonina, etc… I quadri clinici classici appartengono a due grandi categorie: serie disforica (malinconia, maniacalità, etc…) e serie dissociativa (schizofrenie, paranoie, etc…). I pazienti sono perlopiù inconsapevoli di essere affetti da una malattia mentale (anosognosici), non hanno una percezione corretta della realtà esteriore e se ne creano una rappresentazione interiore distorta o francamente erronea.
DISTURBI DELLA PERSONALITA’
I disturbi della personalità (denominati anche personalità psicopatiche dagli psichiatri dell’Europa Mediterranea) sono espressi da condotta pervasivamente e stabilmente disadattiva verso l’ambiente di appartenenza. Questa condizione psicopatologica di solito non determina alcun disagio intra-personale, in quanto corrispondente alle istanze del proprio Io (ego-sintonica), semmai inter-personale, in quanto orientata a cambiare gli altri e l’ambiente (alloplastica). I pazienti presentano disordini nella sfera affettiva, nelle interazioni con gli altri e, soprattutto, nel controllo dell’impulsività, e mancano solitamente di autoconsapevolezza, per cui non si rendono conto dell’impatto dei propri comportamenti sugli altri e non cercano, pertanto, aiuto terapeutico. Queste patologie esordiscono già nell’infanzia, al più tardi nell’adolescenza.
Per saperne di più:
- Il primo post del piccolo glossario di terminologia psicologico-psichiatrica dedicato a mente e cervello
- Il secondo post del piccolo glossario di terminologia psicologico-psichiatrica dedicato a disturbo organico e funzionale, malattia, segno, sintomo e sindrome
- Il quarto post del piccolo glossario di terminologia psicologico-psichiatrica dedicato alle differenze tra psicologo, psichiatra e neurologo
- La pinboard su Pinterest di Kate Wodell dedicata all’artista Christopher Jhon Pyle, da cui sono state tratte tutte le immagini che accompagnano il post
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